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Welfare aziendale: meno tasse per le imprese e più servizi ai dipendenti
Aumentare il benessere e la motivazione dei propri lavoratori, risparmiando. Un obiettivo per tutti gli imprenditori, ma all’apparenza irraggiungibile non appena si pensa a contribuzioni e tasse. Eppure, una soluzione c’è: si tratta del welfare aziendale, una serie di servizi – tra voucher e rimborsi – in cui convertire aumenti di stipendio o premi di risultato, con significativi vantaggi fiscali sia per le società che per i dipendenti. In particolare, l’esenzione di alcuni oneri contributivi e la deducibilità dal reddito per l’impresa, e la totale detassazione per i lavoratori, perché il credito welfare non è soggetto a imposizione contributiva o fiscale. Con un risparmio totale stimato tra il 30 e il 40 per cento per le aziende che aderiscono. Una soluzione ancora poco sfruttata per mancanza di conoscenza e timore della burocrazia. Proprio i motivi che hanno portato Allianz a dedicare due pacchetti specifici al welfare aziendale e l’agenzia Giardinella assicurazioni di Catania a voler informare sulle opportunità di questi strumenti, anche attraverso apposite giornate di incontro e scambio con imprenditori, consulenti e commercialisti.
A chi si rivolge il welfare aziendale?
Introdotto dalla legge nel 2016 e poi ampliato negli anni seguenti, il welfare aziendale è ormai obbligatorio in alcuni contratti collettivi nazionali. Per tutte le altre posizioni lavorative, rimane una possibilità dell’azienda per migliorare le condizioni dei propri lavoratori con l’assegnazione di un credito welfare spendibile in vari modi secondo le proprie necessità. Uno strumento che l’impresa può scegliere di usare in qualunque momento, su base volontaria, o di prevedere nei contratti dei propri dipendenti. Oltre alla possibilità di convertire i premi di risultato, anziché versarli in busta paga con conseguente tassazione.
Quali servizi offre il welfare aziendale?
Dal pagamento delle tasse universitarie dei figli all’assistenza sanitaria, il welfare aziendale copre alcune delle spese che ogni lavoratore si trova ad affrontare, dovendole di solito pagare con soldi che verranno pure tassati e che, all’azienda, costano più di quanto riceva il dipendente. Con questo strumento, invece, parte della remunerazione viene convertita in voucher e rimborsi, in vari ambiti.
Istruzione e cura dei figli: dalla mensa scolastica ai libri, comprese le tasse universitarie e i corsi di lingua. Ma anche, per i più piccoli, la retta dell’asilo nido o la babysitter.
Mobilità: l’abbonamento ai mezzi pubblici per il dipendente e i familiari a carico.
Assistenza: dalle visite specialistiche agli esami diagnostici, comprese le esigenze di anziani e non autosufficienti, con assistenza sia domiciliare che in apposite strutture sanitarie.
Accesso a un fondo pensione complementare con tassazione agevolata e il rimborso degli interessi passivi sui mutui.
Attività ricreative e culturali e fringe benefits: dallo sport ai viaggi, fino a buoni per spesa, benzina e shopping.
Perché si risparmia con il welfare aziendale?
Prendiamo, ad esempio, una cifra da mille euro che l’azienda intende o deve versare in busta paga al dipendente come aumento di stipendio o premio di risultato. Nel caso di tassazione ordinaria, a quella cifra l’azienda dovrà aggiungere qualche centinaio di euro – spendendo circa 1400 euro a dipendente – per i contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi ordinari. Cifra di cui al lavoratore, con la tassazione, resteranno in tasca meno di 700 euro (qualcosa di più in caso di premio in busta paga con accordo aziendale). Se invece l’aumento o il premio venissero convertiti in welfare, sia l’impresa che il lavoratore spenderebbero e riceverebbero i mille euro effettivi, per effetto dell’assenza di tasse e contributi. E nel caso di welfare aziendale contrattualizzato – oppure obbligatorio – la cifra sarebbe totalmente deducibile dal reddito dell’impresa.
Come accedere facilmente al welfare aziendale?
Soprattutto nel caso di aziende medio-piccole, gli ostacoli principali all’uso del welfare aziendale sono la mancanza di informazioni, la difficoltà a far fronte alle spese di voucher e rimborsi e il timore di dover stipulare da soli le convenzioni per ogni benefit. Per questo, Allianz ha pensato a due versioni di My welfare: una light, che comprende tutti i voucher ma non i rimborsi e i versamenti, e una completa con tutte le voci previste. Consentendo all’azienda di rispettare gli obblighi dei contratti nazionali in materia di welfare senza aggravi di costi né anticipazioni di somme. E alle altre imprese di poter risparmiare su eventuali aumenti di stipendio o premi – anche di piccoli importi – senza dover ricercare i partner che accettino i voucher né dover gestire tutta la filiera amministrativa.